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Archive for novembre 2009

A più riprese, nelle settimane scorse, il presidente del Consiglio ha chiesto a ministri e uffici un’analisi per capire cosa non sta funzionando nel piano casa. Perché, in altre parole, gli interventi previsti dalle leggi regionali impiegano tanto tempo a tradursi in cantieri. Un’eco di questa preoccupazione si è vista nelle parole del premier nel consiglio dei ministri di venerdì scorso, quando ha detto di voler richiamare le tre regioni inadempienti (Campania, Calabria e Molise). L’unica azione di governo messa in cantiere per ora è infatti proprio la lettera di diffida a queste regioni, per poi arrivare al commissariamento.

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il Piano Casa è bloccato da 1200 emendamenti presentati dalla sinistra. Non siamo certo noi a non voler votare il testo. Il problema è che, viste le spaccature evidenti che ci sono nella maggioranza, il Pd lasciato da solo non ha i numeri per approvare questo disegno di legge

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5 NOVEMBRE-Piano casa, la cronaca di un flop
L’ennesima fumata nera in Consiglio regionale sulla legge che dovrebbe regolamentare l’ampliamento

di GIMMO CUOMO

L’ ennesima fumata nera in Consiglio regionale sul piano casa, cioè sulla legge, altrove già approvata, che dovrebbe regolamentare anche in Campania l’ampliamento del patrimonio immobiliare abitativo e la conversione delle aree industriali dismesse, non sarebbe una notizia se non fosse per le modalità con cui è maturata. E per la dimostrazione lampante delle lacerazioni di una maggioranza che non c’è più e che per sentirsi ancora tale ha provato ieri ad aggrapparsi all’improbabile sofisma secondo il quale per il calcolo del quorum necessario alla validità del voto si dovrebbe tener conto dei 3 consiglieri Udeur obbligati a dimorare fuori regione.

Proprio ieri, mercoledì, peraltro, l’ormai ex capo­gruppo del Campanile Fernando Errico ha annunciato in una lettera il suo passaggio al gruppo misto. Più chiaramente, di fron­te alle numerose defezioni nei banchi della maggioranza e alla minaccia del centrode­stra, poi cinicamente attuata, di abbando­nare l’aula per far mancare il numero lega­le, il capogruppo del Pd Pietro Ciarlo ha chiesto di verificare la possibilità di abbas­sare il quorum. Ma se anche paradossal­mente la proposta fosse stata accolta, il pia­no casa sarebbe rimasto fermo dove era stato inchiodato una settimana prima, cioè all’articolo 3. Troppi i consiglieri del centrosinistra as­senti. Due di questi, del Pd, non hanno esi­tato a motivate il proprio dissenso puntan­do il dito contro la «sinistra massimalista e comunista», vale a dire, soprattutto, con­tro la numerosa pattuglia di consiglieri di «Sinistra e libertà» che stanno lottando perché il piano casa abbia un ambito di ap­plicazione più ristretto rispetto a quello ipotizzato dal testo licenziato dalla com­missione urbanistica che, tutto sommato, avrebbe incassato il via libera anche dal centrodestra. «Su una legge così attesa da professionisti, piccoli impren­ditori e lavora­tori edili — ha tuonato Carpi­nelli — un par­tito riformista come il Pd de­ve avere una propria idea in­vece di essere ostaggio della sinistra. Il Pd deve liberarsi del cappio comunista che impedisce l’ap­provazione della legge e creare condizioni per un’intesa con tutte le altre forze politi­che per il suo varo immediato». In sintonia col consigliere salernitano il napoletano Peppe Russo. «Non è la prima volta che su questioni strategiche la divaricazione tra noi del Pd e la sinistra massimalista si evi­denzia in tutta la sua nettezza». E meno ma­le che entrambi appartengono alla corren­te che fa capo al nuovo segretario naziona­le Pier Luigi Bersani, il teorico del supera­mento dell’autosufficienza del Pd e della necessità del dialogo con le altre forze del centrosinistra per la costruzione di ampie alleanze per le prossime regionali. Apparenti contraddizioni di una legisla­tura regionale che sembra ormai da un pez­zo giunta al capolinea. Insopportabile è, so­prattutto, l’eco dell’irresponsabile rasse­gnazione proveniente dall’aula puntual­mente semivuota in questo inutile scampo­lo di fine legislatura, inutile tranne per chi continuerà a percepire il lauto stipendio di consigliere. E così, anche il tentativo di Lu­ciano Passariello del Pdl di raccogliere le 31 firme necessarie per l’eutanasia ha as­sunto il sapore ambiguo della presa in gi­ro.

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