5 NOVEMBRE-Piano casa, la cronaca di un flop
L’ennesima fumata nera in Consiglio regionale sulla legge che dovrebbe regolamentare l’ampliamento
di GIMMO CUOMO
L’ ennesima fumata nera in Consiglio regionale sul piano casa, cioè sulla legge, altrove già approvata, che dovrebbe regolamentare anche in Campania l’ampliamento del patrimonio immobiliare abitativo e la conversione delle aree industriali dismesse, non sarebbe una notizia se non fosse per le modalità con cui è maturata. E per la dimostrazione lampante delle lacerazioni di una maggioranza che non c’è più e che per sentirsi ancora tale ha provato ieri ad aggrapparsi all’improbabile sofisma secondo il quale per il calcolo del quorum necessario alla validità del voto si dovrebbe tener conto dei 3 consiglieri Udeur obbligati a dimorare fuori regione.
Proprio ieri, mercoledì, peraltro, l’ormai ex capogruppo del Campanile Fernando Errico ha annunciato in una lettera il suo passaggio al gruppo misto. Più chiaramente, di fronte alle numerose defezioni nei banchi della maggioranza e alla minaccia del centrodestra, poi cinicamente attuata, di abbandonare l’aula per far mancare il numero legale, il capogruppo del Pd Pietro Ciarlo ha chiesto di verificare la possibilità di abbassare il quorum. Ma se anche paradossalmente la proposta fosse stata accolta, il piano casa sarebbe rimasto fermo dove era stato inchiodato una settimana prima, cioè all’articolo 3. Troppi i consiglieri del centrosinistra assenti. Due di questi, del Pd, non hanno esitato a motivate il proprio dissenso puntando il dito contro la «sinistra massimalista e comunista», vale a dire, soprattutto, contro la numerosa pattuglia di consiglieri di «Sinistra e libertà» che stanno lottando perché il piano casa abbia un ambito di applicazione più ristretto rispetto a quello ipotizzato dal testo licenziato dalla commissione urbanistica che, tutto sommato, avrebbe incassato il via libera anche dal centrodestra. «Su una legge così attesa da professionisti, piccoli imprenditori e lavoratori edili — ha tuonato Carpinelli — un partito riformista come il Pd deve avere una propria idea invece di essere ostaggio della sinistra. Il Pd deve liberarsi del cappio comunista che impedisce l’approvazione della legge e creare condizioni per un’intesa con tutte le altre forze politiche per il suo varo immediato». In sintonia col consigliere salernitano il napoletano Peppe Russo. «Non è la prima volta che su questioni strategiche la divaricazione tra noi del Pd e la sinistra massimalista si evidenzia in tutta la sua nettezza». E meno male che entrambi appartengono alla corrente che fa capo al nuovo segretario nazionale Pier Luigi Bersani, il teorico del superamento dell’autosufficienza del Pd e della necessità del dialogo con le altre forze del centrosinistra per la costruzione di ampie alleanze per le prossime regionali. Apparenti contraddizioni di una legislatura regionale che sembra ormai da un pezzo giunta al capolinea. Insopportabile è, soprattutto, l’eco dell’irresponsabile rassegnazione proveniente dall’aula puntualmente semivuota in questo inutile scampolo di fine legislatura, inutile tranne per chi continuerà a percepire il lauto stipendio di consigliere. E così, anche il tentativo di Luciano Passariello del Pdl di raccogliere le 31 firme necessarie per l’eutanasia ha assunto il sapore ambiguo della presa in giro.
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